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Giorgio Colli intendeva la filosofia - e lo mostrano proprio le sue riflessioni su Empedocle - come espressione vitale di pensiero e azione: l'esercizio di riflessione e di scrittura è stato per lui necessariamente inscindibile dall'attività editoriale al punto che nella sua esistenza l'uno si specchia nell'altra, nella convinzione che l'azione, quale riflesso di un costume intellettuale, non ha bisogno del sostegno di parole che la spieghino.